— Joia
Via Panfilo Castaldi, 18
Milano (MI)
Joia
Turno di chiusura: lunedì; domenica
Ferie: variabili in inverno, due settimane in agosto
Il ristorante Joia è un must per gli amanti della cucina vegetariana. Nato nel 1989, su impulso di Pietro Leemann (che da allora ne guida la cucina), Joia si caratterizza per l’utilizzo ‘avanguardista’ della materia vegetale e per la grande attenzione alla stagionalità e alla sostenibilità.

A pochi passi dai bastioni di Porta Venezia, il ristorante Joia è un must per gli amanti della cucina vegetariana. Nato nel 1989, su impulso di Pietro Leemann (che da allora ne guida la cucina), Joia si caratterizza per l’utilizzo ‘avanguardista’ della materia vegetale e per la grande attenzione alla stagionalità e alla sostenibilità.

Molti piatti hanno influssi orientali (lo chef ha viaggiato molto in Estremo Oriente) e non prevedono l’utilizzo di glutine e di latticini, come nei casi dei complessi «risotto preparato alla lombarda ma con i gusti dell’India, contrasto di mango e basilico, riso selvaggio e taccole croccanti» e della «melanzana al forno con “pico de gallo” e in babaganush, tempeh arrostito di legumi e avena, con fondo bruno vegetale, piccola insalata con citronette all’olio di sesamo tostato, cetrioli crudi marinati con arancia e maggiorana». Importante anche l’esperienza con Gualtiero Marchesi, al quale Leemann dedica il ‘suo’ «raviolo aperto», farcito di hahy pak choi, peperone, spuma di funghi e burro bianco profumato allo zenzero. Dolci leggeri e rinfrescanti: golosa è la variazione di fragole, sambuco e rabarbaro gratinata con crema Chantilly profumata alla vaniglia.

Il servizio è di livello, e la cantina adeguata (anche nei prezzi). I piatti e i percorsi di degustazione hanno tutti nomi di fantasia, che rievocano la storia e i ricordi del cuoco: il menu «Zenith» (otto portate) è proposto a 130 euro, mentre «L’enfasi della Natura» lo è a 120 (o a 110 con due portate in meno). Esiste inoltre il «Piatto Quadro», una sorta di piatto unico diverso ogni giorno e contenente quattro o cinque ‘elementi’, a 30 o a 35 euro.