Corso Concordia, 8
Milano (MI)
Vicino a Porta Venezia, questa insegna è uno degli esempi di contaminazione culinaria più ‘in’ di Milano. Oltre la grande porta girevole dell’ingresso, si apre una sala giocata sul contrasto oro-grigio, nella quale i protagonisti sono i grandi gong di onice che danno il nome al locale. La luminosità delle vetrate e l’altissima teca dei vini aumentano il forte impatto scenografico.
Ai fornelli convivono due anime: quella orientale, in particolar modo focalizzata sulla cucina cinese, e quella occidentale, spesso milanesizzata come nel caso dell’omaggio alla città: «ravioli d’oro», ovvero ravioli in pasta di zafferano ripieni di ossobuco con crema di risotto alla milanese. Le materie prime sono di pregio assoluto come la ricciola del Pacifico affumicata con legno di ciliegio, salsa sumiso, wasabi e maionese al mentaiko oppure il caviale Baikal che viene proposto con una tartare di scampi, salsa al miso bianco e yuzu, mousse di avocado e sake, o ancora il prelibato Wagyu A5 che si ritrova negli antipasti oppure scottato sulla piastra e servito con verdure. Bellissimi i dolci.
Esemplare è la cura del servizio, che si rifà ai canoni della cultura cinese. Carta dei vini interessante, che propone anche the, sake e varie birre che ben si prestano a originali abbinamenti. Tanti sono i menu (fra i quali il «pecking duck», a 115 euro, dedicato alla maestosa anatra, proposta in varie preparazioni: fegato grasso, laccata, ecc.), mentre alla carta ci si attesta intorno ai 100 euro per tre piatti e un dolce.